“Benvenuti a tutti io sono qui per cominciare a parlare di lingua sarda
inizialmente con chi lavora sul campo, lo avevo annunciato, era una mia forte
volontà e penso che sia importante per me e in generale per il lavoro che
dovremo fare, cominciare a dialogare e sentire in primo luogo chi lavora nel
campo e chi in questi anni è stato l’anima del lavoro sul territorio sulla
lingua sarda.
Io penso che il lavoro che dobbiamo fare assieme tutti quanti sia di diffondere
la lingua, la cultura e l’identità sarda considerandolo come un bene
collettivo, un patrimonio che appartiene a tutti è per questo che oggi sarà il
primo di una serie di incontri che farò.
Sulla tempistica, comincio subito a dare delle risposte su alcune
osservazioni che sono state fatte in questo periodo, cioè che questo incontro per
esempio è arrivato dopo 6 mesi, è arrivato dopo 6 mesi perché come voi sapete
benissimo la lingua sarda è una delle deleghe, una delle competenze di un assessorato
molto vasto e complesso ed è quindi necessario dare pari dignità e concentrare
gli sforzi e le energie su tante tematiche ugualmente importanti ma che ovviamente
richiedono un’organizzazione del lavoro. Inoltre penso che non siano stati
tantissimi gli incontri che sono stati fatti solo con gli sportellisti e con
gli operatori della lingua sarda, io ho più volte ribadito l’importanza ed è
per questo che il primo incontro avviene con voi.
Sono qui non solo per parlare e per spiegarvi il mio punto di vista sulla
lingua ma soprattutto per ascoltare voi, infatti la mia introduzione sarà molto
breve perché quello che mi interessa fare è ascoltare il vostro punto di vista
e cominciare a lavorare insieme per la programmazione del lavoro che ci
apprestiamo a fare.
Vorrei liberare il campo da un altro equivoco a mio parere e cioè un
equivoco politico di fondo il fatto che la Giunta trascuri la lingua sarda.
La Giunta non trascura la lingua sarda, anche perché questa accusa qui,
qui nel senso sulla lingua sarda mi viene fatta l’accusa di trascurare la
lingua sarda, in altri ambienti di trascurare la scuola, in altri di trascurare
la cultura. Non essendo possibile che trascuri tutto quanto evidentemente c’è
un equivoco di fondo, che io ho spiegato tante volte ma che forse è necessario
ribadire, la situazione finanziaria che ci troviamo a governare e ad affrontare
è una situazione che non ha precedenti e questo ha condizionato evidentemente
il nostro lavoro, questo non vuol dire che i soldi e i fondi condizionino tutto
quello che un governo può fare però e indubbio che questa situazione ci sia e che
non si possa far finta che non ci sia.
La mia intenzione nei confronti della lingua sarda è dimostrata anche
da un altro aspetto, appena è stato possibile cioè appena abbiamo, mi
perdonerete se mi dilungo in qualche tecnicismo, però voi sapete benissimo che
la situazione finanziaria è ulteriormente complicata dalla presenza del patto
di bilancio, noi non è che non volessimo spendere, noi non potevamo spendere,
non potevamo erogare e non potevamo quindi immediatamente dar seguito agli
impegni presi tra l’altro dalla precedente legislatura.
Due settimane fa abbiamo erogato 450.000 euro di residui dell’anno
scorso che riguardavano soprattutto voi, il mio primo impegno io l’ho sempre
detto è stato nel salvaguardare il lavoro e tutelare il lavoro, quindi cercare
di dare risposte al problema giusto e legittimo di chi aveva lavorato senza
ricevere uno stipendio. Ho come primo atto riguardo la lingua sarda, cercato di
sanare questa situazione. Due giorni fa ho emanato un’altra direttiva dove ho
erogato un milione e nove di residui del 2013 sempre relativi alle varie voci
che riguardano la lingua sarda, questo è il primo sforzo che abbiamo potuto
fare su questo tema; vorrei ricordarvi a questo proposito e soprattutto rispondendo
a chi vede nell'anno scorso un anno in cui invece le cose andavano molto
diversamente da quest anno, l’anno scorso il totale delle liquidazioni del
servizio lingua sarda è di due milioni e nove, quest anno siamo arrivati con 2 le nuove direttive a due milioni e quattro,
non voglio fare una questione di cifre però è anche importante ricordare al di
là delle parole, ricordare quali sono stati gli impegni che questo governo ha
rispettato appena ne ha avuto le possibilità. Un’altra polemica a mio parere strumentale,
molto recente, è quella relativa alla lingua straniera nel senso che si è molto
ricamato attorno a una mia dichiarazione che nell'interpretazione di alcuni mi
metteva in bocca queste parole che io considererei la lingua sarda come una
lingua straniera, vorrei fare, di nuovo, un paio di considerazioni:
innanzitutto io parlavo di dignità politica, voi sapete benissimo che in ogni
programma educativo, in ogni programma scolastico, quando voi parlate con
qualsiasi persona che si occupa di scuola, quello che vi dice è che bisogna
imparare la lingua inglese, bisogna fare in modo che la lingua inglese sia la
seconda lingua degli italiani, ma non solo degli italiani, è un discorso
ovviamente che va oltre il nostro paese, io ho detto semplicemente che se consideriamo così importante come io
considero la lingua sarda, dobbiamo fare in modo che la dignità politica della
lingua sarda sia la stessa che nell'opinione pubblica viene attribuita all'insegnamento delle altre lingue straniere in particolare dell’inglese che
ho citato infatti come esempio.
Vorrei inoltre sommessamente ricordare che io leggo e studio prima di
parlare ed è anche per questo che siamo qui dopo 6 mesi, nel piano triennale
che tanto viene citato soprattutto a proposito di quello che noi non facciamo, si
parla tra i metodi che vengono consigliati per l’insegnamento delle lingue, del
clil: content and language integreted learning, il clil non viene utilizzato
mica solo per il sardo, infatti non per niente ha una dicitura inglese, il clil
è un metodo di insegnamento di una lingua straniera, quindi forse le domande in
merito al paragone tra lingua sarda e lingua straniera va rivolto a qualcun
altro.
Sgombro il campo anche da un altro equivoco o meglio da una domanda che
sicuramente mi verrà posta e su cui è giusto iniziare a dibattere e a fare un
po’ di chiarezza e cioè quale lingua sarda, è un tema su cui si concentrano
molte tensioni e mi pare difficile dire che queste tensioni non ci siano e che
sia semplicemente un dibattito perché il dibattito cui sono abituata io
funziona così: una persona argomenta, una persona risponde e poi si può trovare
o meno una sintesi ma normalmente si utilizza un linguaggio civile e sempre
normalmente non si usa l’insulto, non si usa il
dileggio gratuito.
Io ho visto nella dialettica di questi mesi, una parte di dibattito
purtroppo schiacciato da una parte di forti polemiche che non fanno bene
all’azione governativa ma soprattutto non fanno bene alla lingua, non fanno bene
all’obiettivo cui tutti dicono di voler puntare, e su cui mi auguro siamo tutti
d’accordo e cioè la valorizzazione della lingua e della cultura sarda.
Su quale sardo, io mi sono interrogata prima di tutto partendo dalla
mia esperienza personale che non è un’esperienza di esperto di politiche
linguistiche ma è l’esperienza di una persona che è figlia di un padre
sassarese e madre goceanina, quale è stata la conseguenza di questo? Che i miei
genitori con me parlavano in italiano perché comunque fra di loro non parlavano
la lingua, la parlavano al limite all’interno delle proprie famiglie di
provenienza.
Questa è la prima esperienza familiare, poi ho avuto l’esperienza delle
conoscenze, delle varie persone che ho incontrato sulla mia strada che
parlavano indubbiamente lingue diverse, lingue sarde diverse. E ovviamente
consultandomi anche con loro, con chi in questi tempi ha affrontato, non qui in
Sardegna ma anche al di fuori della Sardegna, ho pensato questo: il lavoro
fatto finora, lo sforzo di trovare uno o più standard è sicuramente un lavoro
prezioso e utile, e non verrà abbandonato, ci sarà spazio per la lsc, ci sarà
spazio per is arregulas del campidanese standard e ci sarà spazio per le
varianti. Non ci sarà un ostracismo verso nessuna di queste varianti, passatemi
il termine così per capirci, perché penso che sia importante innanzitutto che ancora
prima del lavoro fatto sulla scrittura, se vogliamo davvero aumentare la
percentuale delle persone che in Sardegna parlano la lingua sarda, sia importante
avvicinarsi quanto più possibile alla lingua parlata dalla comunità di
appartenenza delle persone, ed è per questo che non ci sarà alcuna preclusione ma
ci sarà pari dignità sia per le varianti che per gli standard che si sono
affermati in questo periodo, voglio poi esprimere brevemente, perché come vi ho
detto voglio soprattutto ascoltarvi, voglio esprimere brevemente qualche idea,
qualche spunto per cominciare a sentire la vostra opinione, io penso che voi
siate la dimostrazione di un gruppo di persone che hanno lavorato sul campo, che
si sono specializzati e che quindi sia necessario un riconoscimento di quello
che avete fatto finora e per questo che io ho pensato all'istituzione di un
albo dei professionisti della lingua sarda su cui ovviamente possiamo poi discutere
sui criteri però penso dai corsi che sono stati fatti finora che un criterio
importante sia l’aver completato i corsi FILS e FOLS che immagino molti di voi
abbiano frequentato, questo è importante perché, sia per il riconoscimento come
vi dicevo e anche per una trasparenza nella partecipazione ai vari progetti che
poi verranno messi in campo, in modo che non ci sia dubbio tra chi è professionista
e chi non lo è. In un momento successivo, ovviamente, in base ai progetti, in
base a quello che saremo capaci di mettere in campo sarà poi eventualmente in
progetto il fatto di aprire nuovi corsi se il fabbisogno del territorio
richiederà ovviamente nuove professionalità. Come ho detto più volte, io do una
grandissima importanza alla lingua e alla cultura sarda fatto nelle scuole,
perché penso e non mi stancherò mai di ripeterlo che solo se saranno i bambini e i ragazzi a parlare la lingua e a
farsi portatori della nostra cultura, la lingua e la cultura potranno avere una
prospettiva, questo non vuol dire ignorare il lavoro che si può eventualmente fare
sugli adulti, però è importante stabilire delle priorità e la mia priorità l’ho
detto dall'inizio è il lavoro nelle scuole. Io penso che i progetti nelle
scuole devono avere una caratteristica importante e cioè avere una durata non
annuale, non spot, non si può fare un lavoro di un anno e poi vedere cosa si
può fare nell'anno prossimo, i progetti che d’ora in poi verranno messi in
campo devono avere una durata pari a quella del ciclo di studi in modo da non
solo garantire una continuità didattica dei vari progetti, ma anche per
permettere una reale valutazione dell’azione che viene fatta all'interno delle
scuole. Gli sportelli sono attualmente ubicati soprattutto all'interno dei
comuni, io non ho preclusioni sulla forma che gli sportelli potranno avere in
futuro, però non vi nascondo che mi piacerebbe vederli all'interno delle
scuole, mi piacerebbe che la sede fosse in ciascun territorio a scuola perché
questo significa che al di là dei corsi che vengono effettuati in quella particolare
scuola, quando un bambino passa vede lo sportellista, quando la famiglia di
quel bambino passa in quella scuola vede lo sportellista, qualcuno si fermerà
sicuramente a chiedere ma tu chi sei? Cosa fai qui, e questo è un qualcosa che
può generare un effetto domino, un effetto di interesse potentissimo che a mio
parere, all'interno dei comuni è molto sacrificato. A me piacerebbe vedere gli
sportellisti nelle scuole e mi piacerebbe anche vedere degli sportellisti
mobili, degli sportelli mobili, lo so che vi muovete però a me piacerebbe che venisse
stabilito anche da quello su cui lavoreremo insieme, che voi non solo potete ma
dovete muovervi nel territorio e avere come sede di riferimento magari una
scuola ma non come luogo fisso dove vi fermate, mi piacerebbe anche che per
creare una vera partecipazione non solo dei ragazzi ma anche delle famiglie
dove possibile siano istituiti dei corsi gratuiti anche per i genitori dei
bambini cui viene insegnato il sardo la mattina nelle scuole, perché questo
serve a fare fronte comune e dare una diffusione totale alla lingua e alla
cultura sarda e mi piacerebbe che ci siano fra di voi dei tutor, che a livello
territoriale costituiscano una sorta di trait d’unione fra il territorio e la
Regione in modo che sappiano cosa succede nel territorio, se ci sono problemi, avere
una reportistica chiara su quello che si fa nel territorio, su quello che si può
migliorare e su quello che si deve fare invece in modo diverso. Quindi io penso
che quello che si può fare subito nell'immediato, subito nelle prossime settimane, sia l’albo dei professionisti,
di cui parlavo come premessa di questo lavoro, e penso che sia importante anche
un altro aspetto e cioè comunicare con le scuole, […]
capire cosa può fare la Regione per la politica scolastica in generale e
chiederemo quindi anche qualcosa relativo al sardo, cioè sapere quali progetti
ci sono nelle scuole, lo sappiamo già, magari vogliamo il punto di vista delle
scuole, vogliamo sapere come vivono la presenza dei corsi di lingua sarda al
loro interno, vogliamo sapere cosa propongono, perché magari ci sono delle idee
che le scuole hanno che noi potremo implementare nella nostra politica.
Dal punto di vista normativo, voglio annunciare due cose, innanzitutto
come sapete noi stiamo lavorando a una legge regionale sull'istruzione e una
parte di questa legge sarà sicuramente riservata alla lingua sarda perché sono
sicuramente utili i piani, gli strumenti di finanziamento anno per anno, ma
inserire la lingua sarda all'interno della legge sull'istruzione significa
darle una dignità politica e normativa a mio parere ancora più importante.
Inoltre sono in campo anche altre iniziative legislative che verranno proposte
dal consiglio. Io sono in stretto contatto e comunicazione, con una importante
comunione di intenti, con molti consiglieri della maggioranza tra cui ci sono
tantissime persone molto sensibili alle tematiche identitarie con cui si sta
lavorando e con cui opereremo in completa collaborazione perché abbiamo tutti
lo stesso obiettivo.
Penso di aver parlato fin troppo quindi adesso vorrei sentire voi visto
che ci sono sportellisti e non, ovviamente la priorità di parola è agli
sportellisti e operatori perché a loro è dedicato questo incontro, quindi io vi
do la parola, grazie”.
A pustis de sos interventos de
sos operadores, s’assessora at annantu crarimentos chi pertocant su bilantzu.
“Si parla di tagli, noi abbiamo tolto dei fondi dai capitoli del
bilancio, siamo brutti e cattivi perché abbiamo tagliato, […]
il famoso patto di cui tutti parlano significa essenzialmente questo: che
noi abbiamo una quota che ciascun assessorato, ciascuna direzione può spendere
questa quota – diamo numeri immaginari - noi abbiamo una quota di 20 nel
bilancio c’è scritto invece 100. Questo cosa vuol dire, che noi comunque possiamo
erogare 20 e quindi se da 100 facciamo qualche taglio (non è questa la
proporzione dei numeri ma per capirci) e passiamo a 50, noi comunque possiamo
spendere sempre 20, e cosa succede a quei fondi che rimangono dai tagli? Che
diventano, sempre tecnicamente parlando, residui che vanno all'anno prossimo,
cosa vuol dire l’anno prossimo avere dei residui? L’anno prossimo noi non
avremo più il patto di stabilità per l’accordo raggiunto con il governo, questo
vuol dire che i soldi che verranno iscritti in bilancio quelli saranno e quelli
potremo spendere senza problemi […] se noi abbiamo un numero alto di residui
che ci portiamo da quest’anno all'anno prossimo questo significa che la massa
manovrabile, i soldi realmente che abbiamo a disposizione saranno
proporzionalmente inferiori al numero di residui, alla quota di residui che ci
portiamo da quest’anno, è per questo che non è proprio corretto parlare di
tagli perché quei fondi o non li possiamo spendere o se li portiamo all'anno prossimo ridurranno lo spazio riservato agli investimenti, alle programmazioni
che questa giunta potrà fare, ed è questa l’operazione che è stata fatta, non
c’è stato un taglio, quelli che voi vedete tagli, […]
sono fondi che in alcuni casi non potevamo impegnare e portarli come
residui all'anno prossimo con le conseguenze che vi ho espresso. Questo non
incide minimamente sulla programmazione dell’anno prossimo, […]
quanto fatto su questa finanziaria che peraltro non è stata realizzata
da questa giunta, non vedo come possa incidere con la nostra programmazione dell’anno prossimo
dove possiamo fare gli interventi che riterremo opportuni dal punto di vista
delle nostre priorità.
[…]
Era utile specificare questo punto, che mi rendo conto sia un po’
tecnico […] per sminare qualche
insinuazione che io ritengo pretestuosa, grazie”
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