lunedì 27 ottobre 2014

Su chi s'assessora at naradu a sos operadores in Casteddu.

Su 17 de custu mese s'assessora a sa cultura, Firino, at atobiadu sos operadores de sos ufìtzios de sa limba sarda, inoghe sighit su chi at naradu:

“Benvenuti a tutti io sono qui per cominciare a parlare di lingua sarda inizialmente con chi lavora sul campo, lo avevo annunciato, era una mia forte volontà e penso che sia importante per me e in generale per il lavoro che dovremo fare, cominciare a dialogare e sentire in primo luogo chi lavora nel campo e chi in questi anni è stato l’anima del lavoro sul territorio sulla lingua sarda.
Io penso che il lavoro che dobbiamo fare assieme tutti quanti sia di diffondere la lingua, la cultura e l’identità sarda considerandolo come un bene collettivo, un patrimonio che appartiene a tutti è per questo che oggi sarà il primo di una serie di incontri che farò.
Sulla tempistica, comincio subito a dare delle risposte su alcune osservazioni che sono state fatte in questo periodo, cioè che questo incontro per esempio è arrivato dopo 6 mesi, è arrivato dopo 6 mesi perché come voi sapete benissimo la lingua sarda è una delle deleghe, una delle competenze di un assessorato molto vasto e complesso ed è quindi necessario dare pari dignità e concentrare gli sforzi e le energie su tante tematiche ugualmente importanti ma che ovviamente richiedono un’organizzazione del lavoro. Inoltre penso che non siano stati tantissimi gli incontri che sono stati fatti solo con gli sportellisti e con gli operatori della lingua sarda, io ho più volte ribadito l’importanza ed è per questo che il primo incontro avviene con voi.
Sono qui non solo per parlare e per spiegarvi il mio punto di vista sulla lingua ma soprattutto per ascoltare voi, infatti la mia introduzione sarà molto breve perché quello che mi interessa fare è ascoltare il vostro punto di vista e cominciare a lavorare insieme per la programmazione del lavoro che ci apprestiamo a fare.
Vorrei liberare il campo da un altro equivoco a mio parere e cioè un equivoco politico di fondo il fatto che la Giunta trascuri la lingua sarda.
La Giunta non trascura la lingua sarda, anche perché questa accusa qui, qui nel senso sulla lingua sarda mi viene fatta l’accusa di trascurare la lingua sarda, in altri ambienti di trascurare la scuola, in altri di trascurare la cultura. Non essendo possibile che trascuri tutto quanto evidentemente c’è un equivoco di fondo, che io ho spiegato tante volte ma che forse è necessario ribadire, la situazione finanziaria che ci troviamo a governare e ad affrontare è una situazione che non ha precedenti e questo ha condizionato evidentemente il nostro lavoro, questo non vuol dire che i soldi e i fondi condizionino tutto quello che un governo può fare però e indubbio che questa situazione ci sia e che non si possa far finta che non ci sia.
La mia intenzione nei confronti della lingua sarda è dimostrata anche da un altro aspetto, appena è stato possibile cioè appena abbiamo, mi perdonerete se mi dilungo in qualche tecnicismo, però voi sapete benissimo che la situazione finanziaria è ulteriormente complicata dalla presenza del patto di bilancio, noi non è che non volessimo spendere, noi non potevamo spendere, non potevamo erogare e non potevamo quindi immediatamente dar seguito agli impegni presi tra l’altro dalla precedente legislatura.
Due settimane fa abbiamo erogato 450.000 euro di residui dell’anno scorso che riguardavano soprattutto voi, il mio primo impegno io l’ho sempre detto è stato nel salvaguardare il lavoro e tutelare il lavoro, quindi cercare di dare risposte al problema giusto e legittimo di chi aveva lavorato senza ricevere uno stipendio. Ho come primo atto riguardo la lingua sarda, cercato di sanare questa situazione. Due giorni fa ho emanato un’altra direttiva dove ho erogato un milione e nove di residui del 2013 sempre relativi alle varie voci che riguardano la lingua sarda, questo è il primo sforzo che abbiamo potuto fare su questo tema; vorrei ricordarvi a questo proposito e soprattutto rispondendo a chi vede nell'anno scorso un anno in cui invece le cose andavano molto diversamente da quest anno, l’anno scorso il totale delle liquidazioni del servizio lingua sarda è di due milioni e nove, quest anno siamo arrivati con   2 le nuove direttive a due milioni e quattro, non voglio fare una questione di cifre però è anche importante ricordare al di là delle parole, ricordare quali sono stati gli impegni che questo governo ha rispettato appena ne ha avuto le possibilità. Un’altra polemica a mio parere strumentale, molto recente, è quella relativa alla lingua straniera nel senso che si è molto ricamato attorno a una mia dichiarazione che nell'interpretazione di alcuni mi metteva in bocca queste parole che io considererei la lingua sarda come una lingua straniera, vorrei fare, di nuovo, un paio di considerazioni: innanzitutto io parlavo di dignità politica, voi sapete benissimo che in ogni programma educativo, in ogni programma scolastico, quando voi parlate con qualsiasi persona che si occupa di scuola, quello che vi dice è che bisogna imparare la lingua inglese, bisogna fare in modo che la lingua inglese sia la seconda lingua degli italiani, ma non solo degli italiani, è un discorso ovviamente che va oltre il nostro paese, io ho detto semplicemente che  se consideriamo così importante come io considero la lingua sarda, dobbiamo fare in modo che la dignità politica della lingua sarda sia la stessa che nell'opinione pubblica viene attribuita all'insegnamento delle altre lingue straniere in particolare dell’inglese che ho citato infatti come esempio.
Vorrei inoltre sommessamente ricordare che io leggo e studio prima di parlare ed è anche per questo che siamo qui dopo 6 mesi, nel piano triennale che tanto viene citato soprattutto a proposito di quello che noi non facciamo, si parla tra i metodi che vengono consigliati per l’insegnamento delle lingue, del clil: content and language integreted learning, il clil non viene utilizzato mica solo per il sardo, infatti non per niente ha una dicitura inglese, il clil è un metodo di insegnamento di una lingua straniera, quindi forse le domande in merito al paragone tra lingua sarda e lingua straniera va rivolto a qualcun altro.
Sgombro il campo anche da un altro equivoco o meglio da una domanda che sicuramente mi verrà posta e su cui è giusto iniziare a dibattere e a fare un po’ di chiarezza e cioè quale lingua sarda, è un tema su cui si concentrano molte tensioni e mi pare difficile dire che queste tensioni non ci siano e che sia semplicemente un dibattito perché il dibattito cui sono abituata io funziona così: una persona argomenta, una persona risponde e poi si può trovare o meno una sintesi ma normalmente si utilizza un linguaggio civile e sempre normalmente non si usa l’insulto, non si usa il  dileggio gratuito.
Io ho visto nella dialettica di questi mesi, una parte di dibattito purtroppo schiacciato da una parte di forti polemiche che non fanno bene all’azione governativa ma soprattutto non fanno bene alla lingua, non fanno bene all’obiettivo cui tutti dicono di voler puntare, e su cui mi auguro siamo tutti d’accordo e cioè la valorizzazione della lingua e della cultura sarda.
Su quale sardo, io mi sono interrogata prima di tutto partendo dalla mia esperienza personale che non è un’esperienza di esperto di politiche linguistiche ma è l’esperienza di una persona che è figlia di un padre sassarese e madre goceanina, quale è stata la conseguenza di questo? Che i miei genitori con me parlavano in italiano perché comunque fra di loro non parlavano la lingua, la parlavano al limite all’interno delle proprie famiglie di provenienza.
Questa è la prima esperienza familiare, poi ho avuto l’esperienza delle conoscenze, delle varie persone che ho incontrato sulla mia strada che parlavano indubbiamente lingue diverse, lingue sarde diverse. E ovviamente consultandomi anche con loro, con chi in questi tempi ha affrontato, non qui in Sardegna ma anche al di fuori della Sardegna, ho pensato questo: il lavoro fatto finora, lo sforzo di trovare uno o più standard è sicuramente un lavoro prezioso e utile, e non verrà abbandonato, ci sarà spazio per la lsc, ci sarà spazio per is arregulas del campidanese standard e ci sarà spazio per le varianti. Non ci sarà un ostracismo verso nessuna di queste varianti, passatemi il termine così per capirci, perché penso che sia importante innanzitutto che ancora prima del lavoro fatto sulla scrittura, se vogliamo davvero aumentare la percentuale delle persone che in Sardegna parlano la lingua sarda, sia importante avvicinarsi quanto più possibile alla lingua parlata dalla comunità di appartenenza delle persone, ed è per questo che non ci sarà alcuna preclusione ma ci sarà pari dignità sia per le varianti che per gli standard che si sono affermati in questo periodo, voglio poi esprimere brevemente, perché come vi ho detto voglio soprattutto ascoltarvi, voglio esprimere brevemente qualche idea, qualche spunto per cominciare a sentire la vostra opinione, io penso che voi siate la dimostrazione di un gruppo di persone che hanno lavorato sul campo, che si sono specializzati e che quindi sia necessario un riconoscimento di quello che avete fatto finora e per questo che io ho pensato all'istituzione di un albo dei professionisti della lingua sarda su cui ovviamente possiamo poi discutere sui criteri però penso dai corsi che sono stati fatti finora che un criterio importante sia l’aver completato i corsi FILS e FOLS che immagino molti di voi abbiano frequentato, questo è importante perché, sia per il riconoscimento come vi dicevo e anche per una trasparenza nella partecipazione ai vari progetti che poi verranno messi in campo, in modo che non ci sia dubbio tra chi è professionista e chi non lo è. In un momento successivo, ovviamente, in base ai progetti, in base a quello che saremo capaci di mettere in campo sarà poi eventualmente in progetto il fatto di aprire nuovi corsi se il fabbisogno del territorio richiederà ovviamente nuove professionalità. Come ho detto più volte, io do una grandissima importanza alla lingua e alla cultura sarda fatto nelle scuole, perché penso e non mi stancherò mai di ripeterlo che solo se saranno  i bambini e i ragazzi a parlare la lingua e a farsi portatori della nostra cultura, la lingua e la cultura potranno avere una prospettiva, questo non vuol dire ignorare il lavoro che si può eventualmente fare sugli adulti, però è importante stabilire delle priorità e la mia priorità l’ho detto dall'inizio è il lavoro nelle scuole. Io penso che i progetti nelle scuole devono avere una caratteristica importante e cioè avere una durata non annuale, non spot, non si può fare un lavoro di un anno e poi vedere cosa si può fare nell'anno prossimo, i progetti che d’ora in poi verranno messi in campo devono avere una durata pari a quella del ciclo di studi in modo da non solo garantire una continuità didattica dei vari progetti, ma anche per permettere una reale valutazione dell’azione che viene fatta all'interno delle scuole. Gli sportelli sono attualmente ubicati soprattutto all'interno dei comuni, io non ho preclusioni sulla forma che gli sportelli potranno avere in futuro, però non vi nascondo che mi piacerebbe vederli all'interno delle scuole, mi piacerebbe che la sede fosse in ciascun territorio a scuola perché questo significa che al di là dei corsi che vengono effettuati in quella particolare scuola, quando un bambino passa vede lo sportellista, quando la famiglia di quel bambino passa in quella scuola vede lo sportellista, qualcuno si fermerà sicuramente a chiedere ma tu chi sei? Cosa fai qui, e questo è un qualcosa che può generare un effetto domino, un effetto di interesse potentissimo che a mio parere, all'interno dei comuni è molto sacrificato. A me piacerebbe vedere gli sportellisti nelle scuole e mi piacerebbe anche vedere degli sportellisti mobili, degli sportelli mobili, lo so che vi muovete però a me piacerebbe che venisse stabilito anche da quello su cui lavoreremo insieme, che voi non solo potete ma dovete muovervi nel territorio e avere come sede di riferimento magari una scuola ma non come luogo fisso dove vi fermate, mi piacerebbe anche che per creare una vera partecipazione non solo dei ragazzi ma anche delle famiglie dove possibile siano istituiti dei corsi gratuiti anche per i genitori dei bambini cui viene insegnato il sardo la mattina nelle scuole, perché questo serve a fare fronte comune e dare una diffusione totale alla lingua e alla cultura sarda e mi piacerebbe che ci siano fra di voi dei tutor, che a livello territoriale costituiscano una sorta di trait d’unione fra il territorio e la Regione in modo che sappiano cosa succede nel territorio, se ci sono problemi, avere una reportistica chiara su quello che si fa nel territorio, su quello che si può migliorare e su quello che si deve fare invece in modo diverso. Quindi io penso che quello che si  può fare subito nell'immediato, subito nelle prossime settimane, sia l’albo dei professionisti, di cui parlavo come premessa di questo lavoro, e penso che sia importante anche un altro aspetto e cioè comunicare con le scuole, [] capire cosa può fare la Regione per la politica scolastica in generale e chiederemo quindi anche qualcosa relativo al sardo, cioè sapere quali progetti ci sono nelle scuole, lo sappiamo già, magari vogliamo il punto di vista delle scuole, vogliamo sapere come vivono la presenza dei corsi di lingua sarda al loro interno, vogliamo sapere cosa propongono, perché magari ci sono delle idee che le scuole hanno che noi potremo implementare nella nostra politica.
Dal punto di vista normativo, voglio annunciare due cose, innanzitutto come sapete noi stiamo lavorando a una legge regionale sull'istruzione e una parte di questa legge sarà sicuramente riservata alla lingua sarda perché sono sicuramente utili i piani, gli strumenti di finanziamento anno per anno, ma inserire la lingua sarda all'interno della legge sull'istruzione significa darle una dignità politica e normativa a mio parere ancora più importante. Inoltre sono in campo anche altre iniziative legislative che verranno proposte dal consiglio. Io sono in stretto contatto e comunicazione, con una importante comunione di intenti, con molti consiglieri della maggioranza tra cui ci sono tantissime persone molto sensibili alle tematiche identitarie con cui si sta lavorando e con cui opereremo in completa collaborazione perché abbiamo tutti lo stesso obiettivo.
Penso di aver parlato fin troppo quindi adesso vorrei sentire voi visto che ci sono sportellisti e non, ovviamente la priorità di parola è agli sportellisti e operatori perché a loro è dedicato questo incontro, quindi io vi do la parola, grazie”.

A pustis de sos interventos de sos operadores, s’assessora at annantu crarimentos chi pertocant su bilantzu.

“Si parla di tagli, noi abbiamo tolto dei fondi dai capitoli del bilancio, siamo brutti e cattivi perché abbiamo tagliato, [] il famoso patto di cui tutti parlano significa essenzialmente questo: che noi abbiamo una quota che ciascun assessorato, ciascuna direzione può spendere questa quota – diamo numeri immaginari - noi abbiamo una quota di 20 nel bilancio c’è scritto invece 100. Questo cosa vuol dire, che noi comunque possiamo erogare 20 e quindi se da 100 facciamo qualche taglio (non è questa la proporzione dei numeri ma per capirci) e passiamo a 50, noi comunque possiamo spendere sempre 20, e cosa succede a quei fondi che rimangono dai tagli? Che diventano, sempre tecnicamente parlando, residui che vanno all'anno prossimo, cosa vuol dire l’anno prossimo avere dei residui? L’anno prossimo noi non avremo più il patto di stabilità per l’accordo raggiunto con il governo, questo vuol dire che i soldi che verranno iscritti in bilancio quelli saranno e quelli potremo spendere senza problemi […] se noi abbiamo un numero alto di residui che ci portiamo da quest’anno all'anno prossimo questo significa che la massa manovrabile, i soldi realmente che abbiamo a disposizione saranno proporzionalmente inferiori al numero di residui, alla quota di residui che ci portiamo da quest’anno, è per questo che non è proprio corretto parlare di tagli perché quei fondi o non li possiamo spendere o se li portiamo all'anno prossimo ridurranno lo spazio riservato agli investimenti, alle programmazioni che questa giunta potrà fare, ed è questa l’operazione che è stata fatta, non c’è stato un taglio, quelli che voi vedete tagli, [] sono fondi che in alcuni casi non potevamo impegnare e portarli come residui all'anno prossimo con le conseguenze che vi ho espresso. Questo non incide minimamente sulla programmazione dell’anno prossimo, [] quanto fatto su questa finanziaria che peraltro non è stata realizzata da questa giunta, non vedo come possa incidere con la nostra programmazione dell’anno prossimo dove possiamo fare gli interventi che riterremo opportuni dal punto di vista delle nostre priorità.
[] Era utile specificare questo punto, che mi rendo conto sia un po’ tecnico [] per sminare qualche insinuazione che io ritengo pretestuosa, grazie”



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