lunedì 21 luglio 2014

 
Quelli dalle labbra bianche di Francesco Masala
[] Sono nato in un villaggio di contadini e di pastori, fra
Goceano e Logudoro, nella Sardegna settentrionale e,
durante la mia infanzia, ho sentito parlare e ho parlato
solo in lingua sarda: in prima elementare, il maestro,
[], ci proibì, a me e ai
miei coetanei, di parlare nell’unica lingua che conoscevamo
e ci obbligò a parlare in lingua italiana, la «lingua
della Patria», ci disse. Fu così che, da vivaci e intelligenti
che eravamo, diventammo, tutti, tonti e tristi.
In realtà, la lingua sarda è il linguaggio del grano, dell’erba
e della pecora ma è, anche, la lingua dei vinti: nelle
scuole, invece, viene imposta la lingua dei vincitori,
chiamiamola pure il linguaggio del petrolio e del catrame,
cioè la lingua della borghesia italiana del Nord, che
ha concluso il Risorgimento colonizzando industrialmente
il Sud ma convincendoci di aver unificato la Patria.
È proprio vero che, in Sardegna, gli unici «italiani»
sono gli «intellettuali», che parlano in «italiano» ma mangiano in «sardo». pg 123.
 
 
Leghe totu su libru.


Frantziscu Masala polìticu, leghe s'artìculu de Frantziscu Casula.


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